Esistono tre livelli di comunicazione:
- Livello 0 della comunicazione: quando il soggetto non ha un'intenzione comunicativa e reagisce in modo automatico ad uno stimolo esterno (processamento pre-attentivo);
- Livello 1 della comunicazione: presenza di intenzioni di primo livello (intenzioni semplici) che comprendono sia atti comunicativi stereotipati (es: un saluto), sia gli scambi comunicativi comuni e abitudinari;
- Livello 2 della comunicazione: è la metaintenzione, ovvero il soggetto ha la consapevolezza di comunicare comunicando. Corrisponde alla comunicazione focalizzata.
Grazie a questa differenziazione e gradualtià delle intenzioni comunicative il soggetto può produrre un messaggio efficace e facilmente capito dal ricevente in funzione anche delle proprie conoscenze enciclopediche, delle opportunità e dei vincoli contestuali.
4 commenti:
Proviamo a descrivere un atto comunicativo.
Per riuscirvi è necessario porsi due serie di domande. Le prime di tipo strutturale:
1 – Chi comunica a chi?
2 – Su cosa si comunica?
3 – Perché si comunica?
4 – Come si svolge la comunicazione?
5 – Quali effetti ha la comunicazione?
La seconda serie di domande serve a capire il sistema/ambiente in cui si svolge la comunicazione:
1 – Quali le relazioni sociali fra i soggetti comunicanti?
2 – Quale il contesto situazionale della comunicazione?
3 – Quali i sistemi di credenze, valori e norme dei soggetti comunicanti?
4 – Quale il bagaglio esperienziale dei soggetti?
Quindi ciascun individuo, nella comunicazione, va considerato come “sistema complesso” il cui agire dipende dall’interazione di molteplici dimensioni:
1 - La dimensione del pensare: conoscenze, credenze, valori, norme.
2 – La dimensione dell’agire comunicativo: motivazioni, competenza comunicativa, capacità di ascolto.
3 – La dimensione del rappresentarsi: quella sociale, le maschere, lo status, i ruoli.
4 – La dimensione del vissuto presente e passato: fisico, emozionale, esistenziale, non verbale.
Quindi ogni individuo è un micromondo che comunica con un altri micromondi all’interno di un macromondo.
Liberamente tratto da Enrico Cheli “Teorie e tecniche della comunicazione interpersonale” Milano 2004.
Mi sembra interessante suddividere i propri comportamenti nelle tre categorie che hai citato nadja, perché spesso capita di avere corsi in cui i partecipanti rimangono davvero all'interno di quella prima categoria e non si mettono in gioco.
credo che l'outdoor training possa aiutare a spronare e proporre comportamenti più ativi, che dici?
quanlcuno potrà anche non crederci, ma l'outdoor training, in alcune sue varianti particolari si effettua anche per la motivazione degli operatori che hanno nel loro mestieri rapporti con il pubblico come ad esempio impiegti di agenzie di assicurazioni o di banca, o con chi deve rapportarsi gerarchicamente con i propri collaboratori come ad esempio agenti di assicurazione e direttori di banca.
Caro Saleh, prendendo spunto dal tuo commento ho inserito nel mio blog un post che descrive e spiega l'atto comunicativo. Spero sia abbastanza esaustivo.
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