L’uomo e il suo comportamento sono da sempre il prodotto della presenza simultanea degli elementi di carattere biologico, psicologico, affettivo e sociale. Da questo deriva il fatto che la comunicazione deve essere considerata, in tutte le sue forme, un fattore determinante degli scambi reciproci tra individui. Se da una parte è vero che l’uomo comunica verbalmente attraverso apparati biologici esclusivi della sua specie (corde vocali, area cerebrale del linguaggio…), è anche vero che l’estrema artificiosità ed articolazione della comunicazione umana, deriva da un’acquisizione culturale che va ben oltre la trasmissione genetica e viene inscritta nella storia di ogni uomo; in modo particolare nel suo gruppo sociale di appartenenza. Comunicare significa rendere comune e deriva dall’aggettivo “comune”, la cui etimologia, da cum (con) e munus (incarico), sta propriamente per “che compie l’incarico insieme con altri”
[S. Marsicano (a cura di), Comunicazione e disagio sociale, Ed. F. Angeli, Milano, 1987, pp. 215, 216].
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